Un effetto non gradito sui consumatori è conseguenza del decreto salvabanche: l'aumento dei costi dei conti correnti.
Un numero crescente di istituti di credito, infatti, sta inviando ai correntisti una comunicazione con la quale rende noto l'addebito di un costo supplementare rispetto a quelli che già sono applicati sui loro conti.
La connessione logica con il recente decreto che ha evitato il fallimento di alcune banche (Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e Cassa di Risparmio di Chieti) è palese: le somme addebitate ai clienti, infatti, servirebbero a finanziare l'appena istituito Fondo Nazionale di Risoluzione, teso a recuperare i soldi spesi per il salvataggio.
Altre banche, però, nascondono l'origine di questo prelievo, che non è fisso, con la dizione "spese di chiusura di fine anno" ed alcuni istituti tentano addirittura di applicarlo a rate sperando di farlo passare inosservato.
L'unica possibilità di evitare tale modifica unilaterale del contratto è quella di chiudere il conto ma a prezzo di conseguenze poco piacevoli per chi, per esempio, avesse stipulato un mutuo.
Le associazioni dei consumatori sono unite per contestare questo ennesimo prelievo forzoso ai danni dei correntisti e che è stato generato solo dagli errori dei banchieri e da una gestione dissennata del credito e del risparmio.
Avv. Stefania Isola – Sportello di Galatina