Multa record per Samsung e Apple, i due produttori di smartphone che sono stati protagonisti di una pratica commerciale scorretta nei confronti dei consumatori.
Il danno subito dai clienti Apple e Samsung non è certo da poco: dopo pochi anni di utilizzo, in molti hanno rischiato di dover buttare via il proprio telefono per via di gravi malfunzionamenti; un virus? No, si trattava di un semplice aggiornamento del sistema operativo/firmware che i due produttori spingevano a scaricare.
In base alle indagini e alle segnalazioni pervenute, l’Antitrust ha fatto chiarezza sulla vicenda.
Samsung
A partire dal maggio 2016, Samsung ha insistentemente proposto ai proprietari del telefono Note 4 (sul mercato a partire dal settembre 2014) di scaricare un aggiornamento firmware predisposto però per un modello più recente –Note 7-, senza informare i consumatori sul fatto che l’aggiornamento avrebbe causato problemi all’hardware del cellulare.
Oltre al danno, si è spesso aggiunta anche la beffa: infatti, nel caso in cui la garanzia sul telefono fosse scaduta, il consumatore avrebbe dovuto pagare di tasca propria per riparare un guasto causato dal produttore.
Apple
Anche nel caso di Apple assistiamo a una dinamica molto simile alla prima.
Nel settembre 2016 l’azienda inizia a sollecitare i possessori di iPhone 6 (6/6plus e 6s/6s plus – immessi nel mercato tra l’autunno 2014 e il 2015) chiedendogli di installare un nuovo aggiornamento del sistema operativo iOS 10, sviluppato per il modello iPhone 7.
Anche in questo caso, non è stata fornita alcuna informazione sui problemi legati all’aggiornamento: durata della batteria ridotta, spegnimenti improvvisi e performance limitate.
Nel momento in cui è stato lanciato un nuovo aggiornamento per limitare le problematiche, Apple non ha comunicato che, rispetto al sistema operativo originale, lo smartphone avrebbe comunque registrato problemi di funzionalità.
Inoltre, come fa notare l’Antitrust, “Apple non ha predisposto alcuna misura di assistenza per gli iPhone che avevano sperimentato problemi di funzionamento non coperti da garanzia legale e, solo nel dicembre 2017, ha previsto la possibilità di sostituire le batterie ad un prezzo scontato.”
A tutto ciò va aggiunta anche un’altra violazione del Codice del consumo: Apple non ha fornito ai consumatori le informazioni necessarie sulle caratteristiche essenziali delle batterie al litio e sulle procedure da attuare per sostituirle e mantenerle nel migliore dei modi.
Sanzioni
Tenendo conto della gravità delle condotte dei due professionisti, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inflitto una multa da 5 milioni di euro a Samsung e due multe da 5 milioni di euro a Apple (una per ogni pratica scorretta).
Che fare?
L’utente non ha molto margine di manovra quando riceve la notifica di un nuovo aggiornamento del software del proprio telefonino, però qualcosa può fare.
- Disinserire l’eventuale l’aggiornamento automatico
- Leggere attentamente che cosa comporta l’aggiornamento. Se ad esempio c’è qualcosa che va a correggere dei malfunzionamenti allora è il caso di effettuarlo (leggi le altre avvertenze sotto), ma non è necessario procedere a tutti gli aggiornamenti richiesti
- Verificare di quanta memoria libera ha bisogno l’aggiornamento per essere installato correttamente e in base alla grandezza decidere se installarlo o meno ed informarsi anche per quale modello di telefono l’aggiornamento è compatibile. I software, infatti, si rinnovano continuamente e molto più velocemente di quanto noi cambiamo il nostro telefonino. Un aggiornamento installato su un modello più vecchio ne rallenta il funzionamento.
Manca purtroppo ancora una legislazione che individui chi e come deve controllare la bontà degli aggiornamenti e se dietro a questi si celi oppure no un danno per il consumatore, come accaduto nei casi soprariportati o, peggio ancora, dietro si nasconda un tentativo di obsolescenza programmata, l’escamotage adottato dai produttori/costruttori di costruire prodotti funzionanti per un periodo prefissato, al termine del quale il consumatore si trova costretto, in qualche caso, ad acquistare un nuovo prodotto o un prodotto con maggiori prestazioni. Inoltre, manca una normativa che stabilisca l’obbligo di indicare la durata nel tempo di un prodotto.